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insegnante quasi a tempo pieno, amo vivere in campagna pur avendo un'anima cittadina...è una delle mie tante contraddizioni

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giovedì 9 aprile 2009

"Bisogna riconoscere che l'intelligenza è distribuita dovunque c'è umanità, e che questa intelligenza, distribuita dappertutto, può essere valorizzata

La rilettura di alcune interviste fatte a Pierre Levy, alla luce dei miei interessi di oggi, mi ha permesso di fare alcune riflessioni in merito al tema delle connessioni.
In sintesi
- oggi è cambiato il rapporto con il sapere, che non è più un tutto organico controllabile, ma diviene flessibile. Se si resta con la nostalgia di una cultura ben costituita, organica, con la nostalgia di una totalità culturale, non se ne esce. La conoscenza, la cultura, è qualcosa che si sta definitivamente detotalizzando; viviamo in un'epoca in cui una persona, un piccolo gruppo, non può più controllare l'insieme delle conoscenze e farne un tutto organico;
- quindi è necessario imparare a costruire un rapporto con la conoscenza completamente nuovo: pur essendo più difficile, ciò dà molta più libertà all'individuo o al piccolo gruppo;
- da qui l’importanza dell’intelligenza collettiva, che ci porta a riflettere sul gruppo a cui si appartiene e con cui si ha uno scambio più stretto e sul fatto che non si potrà mai sapere tutto e quindi siamo, necessariamente, obbligati a fare appello ad altri, alle conoscenze degli altri, rendendoci partecipi degli scambi di conoscenza e della interazione planetaria; ciò non porta a perdita della realtà, del territorio o del corpo! La perdita, in un certo senso, è nella dissociazione degli spazi gli uni in rapporto agli altri. La verità è che lo spazio fisico non corrisponde più allo spazio economico, allo spazio semantico, allo spazio relazionale.
- Si crea così l’identità collettiva non più fondata su criteri di vicinanza geografica, ma su interazioni che avvengono a partire da temi, idee, passioni. L'identità collettiva esiste dall'inizio dell'umanità nella misura in cui le persone fanno parte di tribù, di clan, di famiglie, di nazioni, di regioni. Quando tutti erano contadini e abitavano in piccoli alloggi, lo spazio fisico, geografico, territoriale era identico allo spazio affettivo: tutti quelli che si potevano conoscere, che si potevano amare, appartenevano al villaggio. Oggi le identità collettive non si fondano più unicamente su criteri di vicinanza geografica, ma nella civiltà dove stiamo per entrare, il territorio principale è quello semantico, cioè la zona di significazione. I 'nodi d'interazione' presenti nella comunicazione in futuro diventeranno i punti di riferimento cardine delle comunità sociali, molto più dell'appartenenza ad un territorio fisico, in quanto esiste un gran numero di spazi: c'è lo spazio fisico e geografico, ma anche quello affettivo, che attraverso la cybercultura permette un avvicinamento delle persone, sia attraverso la comunione di interessi, sia con la condivisione di esperienze e vissuti. È quanto stiamo vivendo in questa nostra esperienza formativa, che ci arricchisce quotidianamente, attraverso una comunicazione fatta di messaggi che ci aiutano a trovare dei riferimenti, a orientarci, ad articolare diversi punti di vista, spesso mettendo da parte le preoccupazioni e i pensieri personali, a vantaggio di una nuova apertura verso l’altro.

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