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Nocera Terinese, Catanzaro, Italy
insegnante quasi a tempo pieno, amo vivere in campagna pur avendo un'anima cittadina...è una delle mie tante contraddizioni

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martedì 31 marzo 2009

Albert Einstein diceva “che apprendere significa sperimentare. Il resto è solo informazione”.

Da una breve ricerca, traggo alcune informazioni circa l’organizzazione della scuola in Finlandia, nazione i cui ragazzi, secondo i dati dello studio Pisa (Programme for international study assessment), condotto su 400mila 15enni di 57 Paesi, sono i meglio preparati in lingua, matematica e scienze. Quali sono i segreti della scuola finlandese?
La scuola è l’investimento prioritario del Paese: ben l’11% del bilancio finlandese è destinato alle scuole. Non esistono tasse scolastiche; gli studenti usufruiscono gratuitamente del materiale scolastico, dei pasti e dell’assistenza sanitaria a scuola.
I bambini vanno quasi tutti all’asilo nido e poi alla scuola materna dello stesso distretto, il che consente grande omogeneità educativa: fin dalla prima infanzia si coltivano autoriflessione, senso di responsabilità, empatia e collaborazione considerate qualità ideali per l’apprendimento.
La scuola inizia a sette anni compiuti e per il 99,7% dei bambini (immigrati e rom compresi) termina nove anni dopo, “nessuno escluso”, come dice la legge istitutiva della scuola.
Tutte le scuole hanno un team di insegnanti, di docenti di supporto per chi è in difficoltà di apprendimento e psicologi, che attivano speciali osservatori per il benessere dei ragazzi.
In classe, fino ai 13 anni, niente voti, (si usano le faccine “smile” e si pratica l’autovalutazione) per far studiare lo studente con la sola ed unica spinta del desiderio di apprendere e non con il timore del voto come deterrente; le interrogazioni non hanno nulla a che fare con giudizi punitivi o selezioni.
La pedagogia finlandese parte dalla convinzione che tutti i bambini possano imparare a leggere, scrivere, fare di conto e parlare tre lingue come imparano a correre e parlare, senza umiliazioni.
Si impara facendo. Un fare che è sperimentare l’apprendimento con i 44 sistemi sensoriali. Si rifugge dal nozionismo e molta parte del lavoro è data dal lavorare insieme ai ragazzi.

Leggo poi che il sistema didattico finlandese è frutto di una oculata riforma del sistema educativo, avvenuta negli anni Novanta, e di una cultura della trasparenza e della responsabilità che caratterizza il popolo nordico.
La riforma si è realizzata in tre fasi:
1) progetti di lancio di servizi nel campo della ricerca, educazione e aggiornamento, anche in supporto alle biblioteche pubbliche
2) attenzione ai contenuti e alle modalità di utilizzo delle nuove tecnologie nella didattica, nei processi lavorativi e nel tempo libero,
per garantire, entro il 2004, uguali opportunità a tutti i cittadini nello studio e nello sviluppo della loro cultura, usando in modo estensivo le risorse informative e i servizi educativi, secondo un modello di alta qualità di insegnare e di fare ricerca basato sulla connessione in rete creazione di un modello sostenibile, applicabile in qualsiasi altro Paese, in cui la tecnologia e i servizi devono essere volti al benessere diffuso.

domenica 29 marzo 2009

A proposito del valutare...

Mai più di ora che mi sto preparando per i fatidici “Consigli di Classe” la riflessione sulla valutazione mi sta a cuore. Non perché solo ora, al termine del percorso che è l’unità di apprendimento, pensi a valutare, ma proprio perché ora sono chiamata a farlo scrivendo, attraverso un numero chiaro e netto, quanto attribuisco valore e significato a fatti, dati, informazioni che hanno generato apprendimento in ogni mio alunno.
L’ansia che ne scaturisce dipende proprio dal timore dell’incapacità di lettura e interpretazione dell’intero processo formativo, in cui entrano in gioco processi intellettuali, affettivi, comportamentali e, in ambito collettivo, aspetti relazionali, sociali e comunicativi e dalla constatazione del grande limite, e della grande diffusione anche all’interno del Consiglio, di una valutazione strettamente legata alla misurazione e al controllo degli apprendimenti da parte dello studente.
Quanto valore ho attribuito alla qualità del percorso formativo di ogni ragazzo? Sono davvero stata in grado di identificare conoscenze e abilità possedute come pre condizione, estendendo il concetto di apprendimento a tutte le azioni che precedono, che accompagnano e seguono la didattica? Ho offerto sufficienti spazi e tempi, limitando la mia centralità, per favorire nei ragazzi la costruzione delle proprie esperienze? Ho favorito l’arricchimento e la ristrutturazione del pensiero col confronto degli altri punti di vista, in quel processo negoziale in cui assume un ruolo fondamentale la relazione? Certo è che, man mano che mi addentro in questa nuova esperienza universitaria, leggendo in modo diverso il concetto di apprendimento, mi sforzo ancor più per fare il salto dal quantitativo al qualitativo, dall’oggettivo al soggettivo, dal formale all’esperienziale, convinta del fatto di voler partecipare con i miei ragazzi alla creazione del loro apprendimento, unico e irripetibile, sempre diverso e inaspettato, libero da stereotipi imposti e finalizzato alla costruzione della loro identità.

venerdì 27 marzo 2009

Se è vero che la maggior parte degli apprendimenti avviene spontaneamente in contesti diversi, come risposta a bisogni, a necessità pratiche e concrete, bisogna anche riflettere sul fatto che a determinare i nostri percorsi personali sono l’interesse, la curiosità, la passione, l’amore.
Oggi, di fronte ai miei ragazzi piuttosto distratti, a volte quasi infastiditi di fronte al moltiplicarsi delle proposte scolastiche e al variegato panorama di offerte “culturali”, mi chiedo quali sia la leva che possa far scattare in loro quell’entusiasmo, quella forma di coinvolgimento che può permettere, a me e a loro, di superare i vincoli formali e le soluzioni rigidamente strutturate, tipiche della nostra scuola.
Dopo le riflessioni di questi giorni, capisco che l’obiettivo prioritario della scuola, della mia scuola, oggi, sia proprio quello di aiutare i ragazzi (e non solo loro) a capire quali siano le loro vere passioni e ad abbracciarle, accostandovisi con semplicità, senza timori, senza la vergogna di difendere un’idea o un credo, utilizzando tutta l’energia di cui i giovani sono capaci. È un percorso, quindi, che porta alla scoperta di sé, come essere unico e irripetibile, dotato dei mezzi per conoscersi e per farsi conoscere, al di là di ogni forma di omologazione. È il percorso verso la costruzione della conoscenza, che non può partire se non dalla propria conoscenza, di quello che si è e che si desidera essere. Credo che il nostro compito sia proprio quello di sostenere questo percorso di ricerca, ritenendo non fondamentali gli strumenti, i luoghi, i mezzi che si usano, ma tenendo vivi la passione e l’entusiasmo, la voglia di comunicare e di conoscere, senza separare scuola e vita, ma dando valore all’energia, all’interesse che man man si fa passione e, attraverso la fitta rete di connessioni che si va creando, si traduce spontaneamente in conoscenza.

lunedì 23 marzo 2009

Prime riflessioni

Dopo l'incontro dello scorso venerdì (il primo per me) in classe virtuale con Andreas, sono giorni che mi "nutro" di tutte le esperienze esperite dai miei compagni della IUL e, sinceramente, poiché, come dice il nostro prof., "è difficile affrontare il nuovo", mi sento un po' stordita, come quei bambini che "si perdono nel bosco" e non ritrovano la strada di casa. Ma poi, riflettendo bene, la difficoltà sta solo nell'inoltrarsi nel bosco, nell'abbandonare la riluttanza al nuovo, nel superare quella rigidità che ha caratterizzato la mia formazione e che mi fa vivere con troppa ansia ogni novità, soprattutto quando non è gestibile nella sua interezza (che illusione!).
Sicuramente sono in ritardo rispetto alla tabella di marcia, ma dopo lunghe riflessioni, ho deciso che preferisco "godermi la passeggiata", con serenità, per potermi dare il tempo e l'opportunità di osservare, toccare, apprezzare quanto ancora non conosco...

venerdì 20 marzo 2009

Finalmente anche io nel mondo dei blog!

Un po' forzata mi accingo ad entrare nel mondo dei blog. Dico un po' forzata, in quanto semi - costretta dal prof di editing multimediale, che richiede ai suoi alunni, come primo passo, la creazione di un proprio blog. Potevo forse deluderlo? Proprio lui, no, visto che è un "vulcano" di idee e, a quanto pare, di energia!
E allora abbandono la mia riservatezza per far sentire anche la mia voce, parlando, naturalmente, di scuola.
A presto!