Da una breve ricerca, traggo alcune informazioni circa l’organizzazione della scuola in Finlandia, nazione i cui ragazzi, secondo i dati dello studio Pisa (Programme for international study assessment), condotto su 400mila 15enni di 57 Paesi, sono i meglio preparati in lingua, matematica e scienze. Quali sono i segreti della scuola finlandese?
La scuola è l’investimento prioritario del Paese: ben l’11% del bilancio finlandese è destinato alle scuole. Non esistono tasse scolastiche; gli studenti usufruiscono gratuitamente del materiale scolastico, dei pasti e dell’assistenza sanitaria a scuola.
I bambini vanno quasi tutti all’asilo nido e poi alla scuola materna dello stesso distretto, il che consente grande omogeneità educativa: fin dalla prima infanzia si coltivano autoriflessione, senso di responsabilità, empatia e collaborazione considerate qualità ideali per l’apprendimento.
La scuola inizia a sette anni compiuti e per il 99,7% dei bambini (immigrati e rom compresi) termina nove anni dopo, “nessuno escluso”, come dice la legge istitutiva della scuola.
Tutte le scuole hanno un team di insegnanti, di docenti di supporto per chi è in difficoltà di apprendimento e psicologi, che attivano speciali osservatori per il benessere dei ragazzi.
In classe, fino ai 13 anni, niente voti, (si usano le faccine “smile” e si pratica l’autovalutazione) per far studiare lo studente con la sola ed unica spinta del desiderio di apprendere e non con il timore del voto come deterrente; le interrogazioni non hanno nulla a che fare con giudizi punitivi o selezioni.
La pedagogia finlandese parte dalla convinzione che tutti i bambini possano imparare a leggere, scrivere, fare di conto e parlare tre lingue come imparano a correre e parlare, senza umiliazioni.
Si impara facendo. Un fare che è sperimentare l’apprendimento con i 44 sistemi sensoriali. Si rifugge dal nozionismo e molta parte del lavoro è data dal lavorare insieme ai ragazzi.
Leggo poi che il sistema didattico finlandese è frutto di una oculata riforma del sistema educativo, avvenuta negli anni Novanta, e di una cultura della trasparenza e della responsabilità che caratterizza il popolo nordico.
La riforma si è realizzata in tre fasi:
1) progetti di lancio di servizi nel campo della ricerca, educazione e aggiornamento, anche in supporto alle biblioteche pubbliche
2) attenzione ai contenuti e alle modalità di utilizzo delle nuove tecnologie nella didattica, nei processi lavorativi e nel tempo libero,
per garantire, entro il 2004, uguali opportunità a tutti i cittadini nello studio e nello sviluppo della loro cultura, usando in modo estensivo le risorse informative e i servizi educativi, secondo un modello di alta qualità di insegnare e di fare ricerca basato sulla connessione in rete creazione di un modello sostenibile, applicabile in qualsiasi altro Paese, in cui la tecnologia e i servizi devono essere volti al benessere diffuso.
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1 settimana fa