Se è vero che la maggior parte degli apprendimenti avviene spontaneamente in contesti diversi, come risposta a bisogni, a necessità pratiche e concrete, bisogna anche riflettere sul fatto che a determinare i nostri percorsi personali sono l’interesse, la curiosità, la passione, l’amore.
Oggi, di fronte ai miei ragazzi piuttosto distratti, a volte quasi infastiditi di fronte al moltiplicarsi delle proposte scolastiche e al variegato panorama di offerte “culturali”, mi chiedo quali sia la leva che possa far scattare in loro quell’entusiasmo, quella forma di coinvolgimento che può permettere, a me e a loro, di superare i vincoli formali e le soluzioni rigidamente strutturate, tipiche della nostra scuola.
Dopo le riflessioni di questi giorni, capisco che l’obiettivo prioritario della scuola, della mia scuola, oggi, sia proprio quello di aiutare i ragazzi (e non solo loro) a capire quali siano le loro vere passioni e ad abbracciarle, accostandovisi con semplicità, senza timori, senza la vergogna di difendere un’idea o un credo, utilizzando tutta l’energia di cui i giovani sono capaci. È un percorso, quindi, che porta alla scoperta di sé, come essere unico e irripetibile, dotato dei mezzi per conoscersi e per farsi conoscere, al di là di ogni forma di omologazione. È il percorso verso la costruzione della conoscenza, che non può partire se non dalla propria conoscenza, di quello che si è e che si desidera essere. Credo che il nostro compito sia proprio quello di sostenere questo percorso di ricerca, ritenendo non fondamentali gli strumenti, i luoghi, i mezzi che si usano, ma tenendo vivi la passione e l’entusiasmo, la voglia di comunicare e di conoscere, senza separare scuola e vita, ma dando valore all’energia, all’interesse che man man si fa passione e, attraverso la fitta rete di connessioni che si va creando, si traduce spontaneamente in conoscenza.
Oggi, di fronte ai miei ragazzi piuttosto distratti, a volte quasi infastiditi di fronte al moltiplicarsi delle proposte scolastiche e al variegato panorama di offerte “culturali”, mi chiedo quali sia la leva che possa far scattare in loro quell’entusiasmo, quella forma di coinvolgimento che può permettere, a me e a loro, di superare i vincoli formali e le soluzioni rigidamente strutturate, tipiche della nostra scuola.
Dopo le riflessioni di questi giorni, capisco che l’obiettivo prioritario della scuola, della mia scuola, oggi, sia proprio quello di aiutare i ragazzi (e non solo loro) a capire quali siano le loro vere passioni e ad abbracciarle, accostandovisi con semplicità, senza timori, senza la vergogna di difendere un’idea o un credo, utilizzando tutta l’energia di cui i giovani sono capaci. È un percorso, quindi, che porta alla scoperta di sé, come essere unico e irripetibile, dotato dei mezzi per conoscersi e per farsi conoscere, al di là di ogni forma di omologazione. È il percorso verso la costruzione della conoscenza, che non può partire se non dalla propria conoscenza, di quello che si è e che si desidera essere. Credo che il nostro compito sia proprio quello di sostenere questo percorso di ricerca, ritenendo non fondamentali gli strumenti, i luoghi, i mezzi che si usano, ma tenendo vivi la passione e l’entusiasmo, la voglia di comunicare e di conoscere, senza separare scuola e vita, ma dando valore all’energia, all’interesse che man man si fa passione e, attraverso la fitta rete di connessioni che si va creando, si traduce spontaneamente in conoscenza.
Ho letto quanto hai scritto e condivido la tua ansia, i tuoi dubbi, il peso e la responsabilità che riconosci al momento della valutazione.
RispondiEliminaE’ vero che non possiamo racchiudere in un numero l’espressione di un percorso formativo, la crescita e la maturazione di una persona, ma è pur vero che se il momento della valutazione è indubbiamente un asse fondamentale del processo formativo, non può rappresentarne il fine o una finalità. Trasformiamo questo momento in un mezzo che ci aiuti semplicemente a stimolare la “qualità” del nostro operato!
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